Descrizione

Piccola frazione di Briona sita a qualche chilometro dal capoluogo in direzione Novara, San Bernardino è un punto di riferimento, fra i più importanti in tutto il nord-Italia, riguardo alla civiltà celtica. Nel 1859 vi si rinvenne una stele in granito con iscrizione in alfabeto nord-etrusco e in lingua celtica, la più lunga delle tre che sono rimaste in Italia a ricordare la lingua degli antichi Galli. L'insediamento celtico di San Bernardino di Briona apparteneva ai Vertacomori, provenienti dalla tribù dei Voconzi, che si trovavano nella Gallia Narbonese. Il blocco di pietra è di incerta datazione: alcuni autori lo datano probabilmente posteriore all'89 a.C., anno in cui Novara ottenne lo "Ius Latii". Infatti, uno dei cinque dignitari il cui nome è trascritto sulla stele, è Quintus Legatus, un celta divenuto cittadino romano e incaricato di una missione ufficiale. L'iscrizione sottolinea il passaggio di consegna di potere dai celti ai romani. Alcuni autori propongono invece una datazione non posteriore alla fine del II secolo a.C., in quanto la mancanza di un gentilizio non rende obbligatorio immaginare un conferimento di cittadinanza, e in quanto si collocherebbe in un quadro omogeneo sul piano cronologico con altre epigrafi del Novarese.
 
La necropoli a tumuli di San Bernardino

Iniziate nei primi decenni del ‘900, le ricerche archeologiche a San Bernardino hanno messo in luce un’estesa necropoli a incinerazione databile tra il VII e il V secolo a.C., con i tumuli disposti lungo il tracciato di una strada in terra battuta, destinata questa verosimilmente alle cerimonie funebri. Si tratta di uno dei siti più significativi della cultura di Golasecca nel territorio novarese, con circa sessanta strutture identificate e probabilmente in origine oltre 300 tombe, all’interno del quale è stato possibile rinvenire una grande quantità di reperti funebri. La cremazione era il rito funerario dominante nell’ambito di questa cultura: le ceneri venivano raccolte in urne cinerarie ricoperte da una coppa capovolta, sotterrate in pozzetti o fosse composte da lastre di pietra. In un tumulo un ricettacolo creato da grossi ciottoli posti a rinforzo delle pareti ha permesso la conservazione del corredo e dell'urna rinvenuti, che era però priva di resti ossei. Quest'ultimo dato e le dimensioni della fossa non permettono di escludere quindi la presenza di sepolture a inumazione. I tumuli indagati hanno restituito sepolture con ricchi corredi, afferenti probabilmente a guerrieri.
Il corredo funerario golasecchiano comprende principalmente ceramiche, armi e oggetti di decorazione in bronzo e ferro. La ceramica è realizzata in modo più sofisticato e ha un impasto meno grossolano di quello ad uso domestico. Urne, ciotole a coperchio, e gli altri oggetti sono decorati con forme e finiture diverse a seconda del periodo di esecuzione: la forma biconica, con larga imboccatura svasata, per esempio, ornata a fasce sovrapposte di motivi geometrici, come “denti di lupo”, reticoli e linee oblique impressi o incisi, è tipica delle urne cinerarie risalenti alla fase più antica della cultura di Golasecca (IX-VIII secolo a.C.); in un secondo tempo l’urna assume invece una forma tondeggiante con imboccatura stretta, decorata in prevalenza a reticolo o a spina di pesce. La datazione del corredo funerario si basa primariamente anche sulla fibula, oggetto metallico in bronzo o ferro, talvolta realizzato anche in oro e argento, appartenente all’abbigliamento ornamentale personale del periodo golasecchiano antico, di solito utilizzato come spilla di sicurezza. Si tratta di un oggetto particolarmente determinante per la datazione poiché presenta forme diverse in epoche differenti. Un considerevole numero di oggetti metallici d’ornamento personale è stato ritrovato all’interno dei corredi funebri provenienti dalla necropoli, come ganci, passanti di cinture, anelli, bracciali finemente decorati e pendagli di varia forma con catenelle e collane, talvolta accompagnati da piccoli equipaggiamenti da toeletta. Il corredo funebre golasecchiano comprende le fusaiole, elementi in terracotta decorati ad impressioni e collegati alla pratica della filatura con la conocchia che, inserita all’estremità inferiore del fuso, facilitava con il proprio peso il movimento di rotazione impresso al filo dalla filatrice. Altro materiale ritrovato nella necropoli golasecchiana è costituito dall’ambra. Utilizzata fin dal Neolitico per l’intaglio di talismani e oggetti ornamentali e commerciata attraverso le più importanti vie di comunicazione, giunse probabilmente attraverso il Ticino nel territorio novarese, per essere ampiamente impiegata nei corredi funerari. L’equipaggiamento militare ritrovato all’interno delle tombe dei guerrieri dalla necropoli di San Bernardino di Briona è composto da punte di lance, spade, coltelli e in particolare elmi, solitamente costituiti da una calotta semplice in bronzo, munita di un’imbottitura interna in cuoio con alcune sporgenze utili a fissare la visiera; da questo tipo comune deriva l’elmo con calotta a una sola lamina, composto da grosse borchie circolari fissate ai lati, con la funzione di rinforzo protettivo decorato.

Mappa

Indirizzo: Via per Novara, 2, 28072 San Bernardino NO
Coordinate: 45°31'6,3''N 8°32'39,1''E Indicazioni stradali (Apre il link in una nuova scheda)

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